giovedì 17 settembre 2015

Il Sesto Senso



Ormai abbiamo ripreso. Posso dire tranquillamente che finalmente abbiamo ricominciato a giocare con una certa costanza. E’ importante se non vuoi perdere la mano. Sembra una scemenza, ma i giochi da tavolo sono come lo sport praticato: se non ti alleni regolarmente rischi di andare fuori forma in attimo. Provate voi a giocare a Caylus o a 7 Wonders dopo un anno di sosta: minimo vi servirebbe mezz’ora solo per rileggere il set-up iniziale.
Non è un caso se i giorni scorsi siamo ripartiti con un party-game per poi cimentarci in un filler collaborativo. Che poi la storia de “Il Sesto Senso” meriterebbe un post a parte, in cui si parla di prototipi giocati al Play di Modena, versioni in lingue straniere incomprensibili, regali di Natale sbagliati etc etc.

Comunque Steffo e Jess è un pezzo che ce l’hanno ed è un pezzo che vorremmo provarlo assieme e finalmente l’altra sera ci siamo riusciti.

Come al solito, una breve e doverosa introduzione al gioco.
Si tratta di un collaborativo da 2 a 7 persone scritto dai polacchi Nevskiy e Sidorenko ed edito in Italia da Uplay. I giocatori si dividono tra fantasma e sensitivi: il primo deve evocare nei secondi dei sogni che gli permettano di scoprire, entro sette turni, gli elementi chiave di un delitto: arma, luogo e assassino.

- “E’ stato il colonnello Mustard, con la chiave inglese, nella Dependance!!!”




No ragazzi, non è Cluedo, le meccaniche sono completamente diverse, ma vi confesso che lo spirito del classico della Parker aleggiava pesantemente sul tavolo…almeno per me. In realtà il cuore pulsante del gioco sono le meravigliose carte (magistralmente illustrate in stile astratto) che servono al fantasma per evocare i sogni dei sensitivi, tramite associazione di immagini, secondo una dinamica di gioco portata alla fama mondiale dalla serie di Dixit.
- Ma insomma, è Dixit o Cluedo?
Ovviamente nessuno dei due, ma un po’ di entrambi. Ad ogni turno il fantasma passa delle carte ai vari sensitivi, carte che dovrebbero contenere gli elementi per permettere al sensitivo stesso di indovinare l'arma,  il luogo del delitto e, infine, l'assassino stesso. Ve l'ho detto: Cluedo + Dixit. Ma in realtà c'è molto di più!

Dopo il set-up iniziale Jess si siede a capotavola: è lei il fantasma! A noi resta una tripletta di carte da indovinare…una ciascuno si intende.
Per prime si devono scoprire le armi del delitto e, con un paio di carte fortunate, riusciamo a beccarle tutte e tre entro la seconda notte.
Il discorso si fa più complicato con le stanze. Le carte che le rappresentano sono molto dettagliate, ricche di particolari ed elementi che da una parte aiutano a caratterizzare l’ambiente, ma dall’altra potrebbero depistare perché in comune con altri luoghi della casa.

C’è da dire che le carte a disposizione del fantasma sono la quint’essenza dell’astrattismo più delirante. Tra le tante, ricordo una serie di conigli bianchi risucchiati da una spirale di erba verdissima con una serie di scale volanti; un topo gigante con impermeabile e cappello a cilindro che gira per le bancarelle di un mercato e si imbatte in un pallottoliere; uno scanzonato spazzacamino con tanto di baffi a manubrio, in sella ad un velocipede volante; una ruota di monociclo dritta su un pontile in primo piano con, in lontananza, cavalieri bianchi contro demoni neri che si fronteggiano su un viadotto romano. E queste sono quelle più facili da raccontarvi; alcune sono talmente assurde che dovrei chiedere ad Umberto Eco di provare a descrivervele…e non è detto che ci riuscirebbe manco lui!

Perdiamo un po’ di turni a capire le nostre stanze, tanto che Jess è costretta a cambiar mano di carte un paio di volte prima di beccare quelle un po’ più utili alla missione. Una volta risolti i luoghi si passa ai possibili sospetti. Steffo a Clau lo beccano al primo turno, il mio è decisamente più complicato anche perché Jess ormai ha tutte carte inservibili. Neanche i miei compagni d’indagine riescono a darmi una mano. Insomma, arriva l’ultimo turno e io sbaglio il personaggio.
Partita persa e fantasma costretto a dannarsi per altri cento anni nella casa stregata.

La partita non è durata molto: c’è tempo per la rivincita.
Questa volta mi offro volontario per fare il fantasma, nell’entusiasmo generale, e le cose modestamente girano da subito al meglio.

Le carte che pesco sono ottime e in quattro e quattr’otto archiviamo la pratica armi (memorabile l’associazione pifferaio di serpenti – fune per strangolare) e i luoghi. Giusto con Steffo faccio un po’ fatica, ma del resto ha una tuta da palombaro nel sua stanza!!!. Qualche tentennamento per gli assassini ma alla fine riusciamo a chiudere le tre sequenze entro la 5° notte.
Game, set e match.
Il fantasma riscattato può finalmente lasciare la casa e andarsene nell’aldilà! 

L’impressione che ho avuto, come prima volta, è stata molto positiva. Premetto che sono un appassionato di giochi dove ci sono assassinii di mezzo: Cluedo o Lettere da Whitechapel per esempio, e quindi ero molto curioso di provarlo, e devo ammettere che sono state ricreate in maniera molto efficace sia l’ambientazione che la tensione di gioco. E’ chiaro che per funzionare bene ci vuole un gruppo affiatato e che si conosca bene (in un paio di occasioni io e mia moglie ci siamo quasi letti nella mente), ma è comunque interessante da provare anche tra perfetti sconosciuti; giusto per vedere cosa viene fuori.
Mi è piaciuto anche il fatto che in questo gioco si riesce a dare un contesto alle dinamiche di Dixit, che per carità è bello, ma rimane quasi un esercizio a se stante. Qui invece diventa lo strumento per proseguire nel gioco e permettere il confronto e l’interazione con tutti i giocatori (tranne il fantasma, lui se ne sta zitto e buono tutta la partita).
Quello che preoccupa i più, leggendo varie recensioni qua e la, è la longevità. In effetti è un aspetto che non va sottovalutato, soprattutto se il gruppo di gioco è sempre lo stesso; ci vuol poco a consolidare certe associazioni di carte e rendere troppo leggibili i suggerimenti pensati dal fantasma. Un trucco potrebbe essere di non giocarci troppo spesso (per non saturarlo velocemente), far ruotare i fantasmi all'interno del gruppo di gioco e coinvolgere ogni tanto nuovi adepti, nell'attesa che arrivino nuove espansioni con carte e indizi inediti.
(Un'idea fresca fresca di Clau: e perché non provare ad usare proprio le carte di Dixit per il fantasma?!?)

Beh ora è tardi e tutti a nanna.
Settimana prossima un bel giro a Cluedo!




giovedì 3 settembre 2015

Vudù

In un blog come si deve, l’autore normalmente dovrebbe dare spiegazioni del perché è letteralmente sparito per quasi 10 mesi, senza pubblicare più una mazza. Sarebbe corretto e aggiungerei doveroso nei confronti dei tanti lettori che potrebbero essere preoccupati o anche solo incuriositi da tale mancanza.
Ma siccome il mio blog lo leggono in 4 e tutti sanno perché non ho scritto nulla, di certo non starò qui a dilungarmi inutilmente. Diciamo solo che sono stato impegnato e impossibilitato a giocare per un po’. 

Non tanto impegnato però da rinunciare ad un paio di settimane di ferie giù, dalle mie parti. Girando per la città mi sono imbattuto in un negozietto di giochi che stava chiudendo, ma non perché fosse tardi! Chiudeva definitivamente, a detta del proprietario per colpa della crisi e della mentalità delle persone; io, dopo averci parlato un po’, penso che anche una certa dose di incompetenza possa aver contribuito.
Comunque, la parte della storia che ci interessa riguarda il fatto che il tipo stava liquidando un bel po’ di giochi.
Gli scaffali del negozio erano già belli vuoti e quello che era rimasto non era un granché, del resto è un po’ che era in svendita, finché la mia attenzione è stata colpita dall’armadietto dei giochi usati, quelli che faceva usare ai clienti in negozio. Li si che c’era bella roba.
All’inizio non ho potuto fare a meno di notare lo scatolone di Krosmaster Arena, tutto colorato e pieno di personaggi che mi guardavano e mi dicevano: “Compraci! Compraci!”
Ho resistito e andando avanti mi è capitato tra le mani il gioco più improbabile e, al tempo stesso, irresistibile di tutto il negozio: Vudù!
Confesso che lo avevo già adocchiato da un’altra parte ma, di primo acchito, mi era sembrata una minchiata epocale. Lì invece, complice il fatto che era scontato perché usato, improvvisamente mi è apparso sotto una luce migliore, non potevo farne a meno. Credetemi: ci ho messo meno di un secondo a tirar fuori il portafogli e dargli 'sti 10 €.
Finite le ferie e tornato a casa non c’è voluto molto per organizzarci con gli altri e provarlo.

Per chi non lo conosce Vudù è un party-game tutto italiano di Giovo e Valtriani edito dalla Red Glove, con poche regole e pochi materiali, ma un' idea di gioco davvero accattivante e ben riuscita: rompere le palle agli avversari.
Impersonando dei maghi il nostro scopo è quello di lanciare delle maledizioni agli altri giocatori e costringerli a fare le cose più assurde; rimanere tutta la partita in piedi, cantare il ritornello di una canzone, starsene tutto il tempo con i gomiti attaccati e via dicendo.
Ammetto che detto così può sembrare una stronzata, ma con le persone giuste e con lo spirito giusto è davvero divertente.
Il contenuto della scatola è molto semplice 3 serie di carte magistralmente illustrate da Guido Favaro (Maledizioni standard, Artefatti e Maledizioni Permanenti) i segnalini per i punti, 5 dadi, una bambolina Voodoo e, sul fondo della scatola stessa, il tabellone segnapunti.

Le fasi gioco sono molto semplici: all’inizio del turno si tirano 5 dadi dove, al posto dei numeri, sono raffigurati gli elementi classici del horror: pipistrelli, fantasmi, teschi, corvi, zucche etc.
Questi dadi rappresentano gli ingredienti necessari per evocare le maledizioni. Se si riesce a pagare il costo della maledizione la si gioca contro qualcuno e si fanno i relativi punti, altrimenti i dadi si spendono per pescare altre carte maledizioni o artefatto.
Tutto qua. Zero strategia. Si tratta di avere un po’ di culo coi dadi, dare più fastidio possibile e divertirsi.

Al primo turno siamo partiti un po’ timidi (del resto si comincia con una sola maledizione in mano e se non riesci a pagarla con i dadi, non ti resta che pescare), ma già dal secondo abbiamo cominciato a tirarcele una dietro l’altra che era un piacere.
Pronti via Steffo spara una maledizione a Jess e la costringe a farsi tutto il resto della partita seduta a terra (tant’è che lei lo minaccia di farlo dormire sul tappeto della sala). Io, poco più avanti, dovrò rimanere a gambe incrociate, Steffo con i palmi attaccati e Cla dovrà starnutire, grattarsi la testa e schioccare le dita ad ogni cambio turno.
Un vero manicomio
 Dopo qualche turno la situazione letteralmente degenera. C’è chi gira attorno alla sedia prima di tirare i dadi, chi simula malamente il rumore di un temporale, chi grugnisce, chi è costretto a stare tutto il tempo con le braccia incrociate e chi, povero lui, con la testa attaccata al tavolo.
Alla fine ne siamo usciti distrutti, peggio di una serata a Twister (fidatevi di me: se non siete più che allenati state lontani da Twister!).
Vinco io, ma poco importa, tutti erano soddisfatti, tant’è che ne parte subito un’altra.
Stesso andazzo: in poco tempo il tavolo si è riempito di barzellettieri, cantanti, imitatori di topi, snob con la R moscia, finti serpenti con la S sibilante e superstiziosi con le dita incrociate. Meno male che nessuno ci ha visto da fuori!
Confesso che avevo un po’ paura per la longevità visto che alla fine le maledizioni non sono tantissime, ma in due partite praticamente non abbiamo trovato due volte la stessa carta quindi, almeno per il momento, i miei timori erano infondati. E poi comunque c’è sempre l’espansione Ninja Vs Pigmei che aggiunge nuove carte e nuovo sale a questo piccolo gioiello.
Finisce anche la seconda partita; vince Jessica ma anche in questo caso non è quello che conta davvero. Io sono stremato; vi assicuro che tirare i dadi, tenere e pescare le carte, muovere i segnalini sempre con le braccia incrociate non è affatto facile. Steffo è stato almeno 20 minuti con una mano sull'occhio, che quando fuori fa 30° non è esattamente piacevole.

Insomma la serata è volata in un lampo, esperienza assolutamente da ripetere, anche con più persone, i 10€ meglio spesi degli ultimi anni. E poi dice che c'è la crisi!

P.s.: un pensiero va al povero Steffo che, conoscendo Jess, avrà davvero dormito sul tappeto.